Domenica 22 Giugno 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

Il terzo mandato divide il governo. Ultimatum di Ciriani: ora si decida

C’è tempo fino a martedì per presentare modifiche. E sfuma l’idea di far slittare il voto in autunno. La via riaperta da FdI resta stretta. L’opposizione insorge e la Lega con Zaia ribadisce: Parlamento sovrano.

C’è tempo fino a martedì per presentare modifiche. E sfuma l’idea di far slittare il voto in autunno. La via riaperta da FdI resta stretta. L’opposizione insorge e la Lega con Zaia ribadisce: Parlamento sovrano.

C’è tempo fino a martedì per presentare modifiche. E sfuma l’idea di far slittare il voto in autunno. La via riaperta da FdI resta stretta. L’opposizione insorge e la Lega con Zaia ribadisce: Parlamento sovrano.

Le elezioni regionali si svolgeranno regolarmente in autunno. L’ipotesi di un rinvio per varare la legge che permette il terzo mandato ai governatori aveva ripreso a circolare ieri mattina, determinando irritazione nelle file dell’opposizione che minaccia sfracelli di fronte a quella che sarebbe stata una notevole forzatura. Non ci sarà: una parte delle regioni interessate, il cui semaforo verde sarebbe stato imprescindibile per aprire le urne nella primavera del 2026, ha risposto picche. Capitolo chiuso anche se, si sa, in politica non si può mai dire. Senza poter rinviare, il tempo a disposizione è davvero esiguo. "Sta per scadere, si decida", dichiara il ministro dei rapporti per il Parlamento, Luca Ciriani (FdI). Questione di giorni: martedì si esaurisce la proroga strappata dalla Lega per la presentazione in commissione Affari costituzionali del Senato degli emendamenti al disegno di legge sul numero dei consiglieri e degli assessori regionali, contenitore in cui il Carroccio vorrebbe infilare il codicillo che renderebbe possibile la corsa a Luca Zaia in Veneto ("sul tema il Parlamento resta sovrano", avverte il doge) e Vincenzo De Luca in Campania.

La porta riaperta da FdI resta strettissima. Antonio Tajani, fiero avversario dei governatori a vita, sembra non sentire ragioni: "FI è contro il terzo mandato. Io sono sempre disponibile a discutere, ma non sono uno che si vende per un piatto di lenticchie". È quest’ultima figura retorica che riaccende le speranze dei leghisti. Insomma, un piatto di lenticchie no, ma qualcosa di più nutriente è allettante: "Se devo accettare una cosa che non è nel programma, gli alleati devono fare altrettanto", conferma il forzista. Che considera "lenticchie" la possibilità di indicare il candidato sindaco di Verona o di Milano. Cosa resterebbe in ballo? Il taglio dell’Irpef. Ma il leader azzurro lì è sicuro di poter andare avanti senza concedere nulla. La premier è già convinta, la stessa Lega non spinge più per sostituire il passaggio dell’aliquota dal 35 al 33% con la pace fiscale, ma solo per portare avanti appaiati i due provvedimenti. E allora? C’è lo Ius Italiae (cittadinanza dopo un ciclo scolastico di dieci anni), non si può definire un piatto di lenticchie, spaghetti al tartufo bianco piuttosto. Proprio la portata della posta rende poco credibile il baratto. Per il Carroccio, ma anche per FdI, accettare lo Ius Italiae equivarrebbe a una marcia indietro sull’unico capitolo del programma davvero importante per gli elettori, sul quale il governo può vantare successi, se non sulle coste italiane, a livello internazionale.

Non a caso nel discorso alla fine del G7 la premier ha esaltato la gestione affidata all’Italia del tema migranti. Resterebbe il suk sempre aperto, quello della legge elettorale: nelle settimane scorse Giorgia Meloni ed Elly Schlein si sono lanciate segnali. Il progetto di riforma del Rosatellum è concreto, ma il testo va definito. Siamo all’indicazione di fondo: legge modellata sul sistema regionale senza collegi maggioritari. I particolari possono funzionare come moneta di scambio. Insomma, la possibilità di una terza corsa ancora c’è, ma è esigua anche perché l’opposizione di fronte alla presentazione dell’odiato emendamento fa sapere che non accetterebbe più la commissione redigente. "La maggioranza cambia i termini dell’accordo, noi ci sfiliamo", avverte il capo dei senatori Pd, Francesco Boccia. Così, bisognerebbe passare per l’Aula con tutto quello che comporta in termini di rischi e di allungamento dei tempi.

Finora ci sono state le crisi internazionali in cima ai pensieri della premier. Che, sul versante interno, si è dedicata all’allargamento al centro della maggioranza, come dimostrano la nomina a sottosegretario per il Sud di Luigi Sbarra e la proposta alla Sudtiroler Volkspartei di entrare al governo con un sottosegretario alle Autonomie (si parla di Roland Griessmair) formalizzata ieri al presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, e al segretario della Svp, Dieter Steger, dal titolare del dicastero, Roberto Calderoli. Per chiudere la querelle del terzo mandato, lei deve discuterne con Tajani e Matteo Salvini entro martedì. Ma anche se si arrivasse a un’intesa di maggioranza sarebbe una corsa contro l’orologio.

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