Roma, 22 giugno 2025 – Il parlamento iraniano ha già votato a favore. Ora si aspetta la decisione finale del Consiglio supremo di sicurezza nazionale. Cosa succederà se l’Iran chiuderà davvero lo stretto di Hormuz? Quali sarebbero le ripercussioni economiche internazionali?

Lo stretto di Hormuz separa l’Iran dall’Oman e rappresenta un crocevia mondiale del petrolio via nave. E’ stato calcolato che per questo lembo di mare, largo 320 km, passa il 25% della domanda di greggio (e gas). Oltre 20 milioni di barili al giorno, in media.
Secondo il vice presidente americano JD Vance, chiudere al passaggio delle petroliere sarebbe una manovra “suicida” per Teheran. “Tutta la loro economia passa attraverso lo Stretto di Hormuz. Non ha alcun senso”.
La chiusura dello stretto è “un’ipotesi estrema” anche per Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia: “Su Hormuz è dagli anni '70 che arrivano minacce ma non è mai successo niente”.
A rimetterci direttamente sarebbero i paesi arabi esportatori come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (che però hanno trovato delle alternative parziali al commercio marittimo via Hormuz) e il Qatar, principale produttore di gas che è ancora quasi del tutto dipendente dallo stretto. Oltre all’Iran stesso. Ma una simile scelta impatterebbe sul prezzo dei combustibili fossili in tutto il mondo con un effetto a cascata sui mercati.
Se quanto paventato dall’Iran diventasse realtà allora, sarebbe una ‘bomba’ economica senza precedenti. Il greggio “schizzerebbe a 200 dollari”, afferma Tabarelli (il massimo storico è 145,31 dollari al barile, record del luglio 2008, attualmente è sotto gli 80 dollari). Più di quanto stimato da JP Morgan che calcola 120/170 dollari al barile.
Riguardo all’immediato, Tabarelli prevede un aumento moderato di circa due dollari” del prezzo del petrolio grazie ad approvvigionamenti ora abbondanti. “I mercati tendono a scontare in anticipo quello che succederà, come dimostrano i rialzi dei giorni scorsi”. Il gas invece “mi aspetto che salga questa settimana dai 40 euro a MW di venerdì a 45-50 euro, perché senza le forniture russe il mercato è più tirato”.