
Le recenti proteste anti-Trump negli Stati Uniti. Qui a Los Angeles, lo scorso 14 luglio, per il ’No kings day’
Donald Trump ha spiazzato tutti. Ordinando di bombardare a sorpresa nella notte di sabato i tre maggiori centri nucleari iraniani compresa la struttura sotterranea di Fordow, dichiara di aver raggiunto una "vittoria straordinaria" e aggiunge "adesso possiamo parlare di pace". Il mondo pero dopo la sorpresa per la spettacolarità dell’intervento Usa e la sorpresa per la mancata reazione iraniana, si divide perché di fatto corrisponde ad un atto di guerra contro un paese sovrano.
Ma non si oppongono solo Russia e Cina, Corea del Nord e Turchia, pronti a schierarsi con l’Iran se la guerra dovesse proseguire fronteggiando Gli Usa e Israele. Si spacca anche il partito Maga, che pur sostenendo il presidente è contrario ad una espansione della guerra con gli americani che in questo modo stanno mettendo a rischio gli oltre 40.000 soldati che hanno dispiegati nella regione e in tutto il Medio Oriente comprese le basi Usa dopo il disastro dell’Iraq.
I democratici Usa insorgono sostenendo che per un atto di guerra occorre approvazione del Congresso e non solo la decisione del presidente ma anche al loro interno sono divisi. La deputata progressista Alexandria Ocasio-Cortez, per ora da sola, chiede l’impeachment di Trump.
È innegabile che dopo la missione straordinaria eseguita alla perfezione e che rilancia adesso la grande superiorità militare degli Stati Uniti a livello internazionale, in tanti pensano che Trump eccitato dal successo possa rischiare di spendere in fretta e male il suo vantaggio, trascurando il fatto che Putin e Xi hanno duramente condannato l’attacco sostenendo che potrebbero schierarsi con l’Iran se dovesse proseguire la guerra israelo-americana contro Teheran. E la prova che la guerra continua nonostante le 14 super bombe utilizzate, arriva dalle immagini della televisione iraniana che mostrano il lancio di missili contro Israele subito dopo l’attacco dei bombardieri B2s.
Ma se il mondo e forse anche le Nazioni Unite si sentono più distese, se l‘Iran adesso si ritrova con un progetto nucleare molto più indebolito e forse meno pericoloso, di fatto restano le parole del presidente Trump che aveva dato uno spazio temporale per esplorare quel che resta di una via negoziale per due settimane, ma ha improvvisamente chiuso la porta facendo alzare i bombardieri invisibili.
Anche se il ministro degli Esteri Rubio continua a ripetere che non sono previsti altri attacchi da parte americana, sul piatto c’e la poca credibilità degli Stati Uniti che con Trump non ha mai avuto intenzione di negoziare il nucleare iraniano anche se la Casa Bianca ripete di frequente "accettiamo solo il nucleare pacifico destinato all’energia". Dall’Europa la commissaria von der Leyen chiede un impegno a Teheran per una soluzione diplomatica, ma il parlamento iraniano come rappresaglia invoca la chiusura immediata dello stretto di Hormuz che equivarrebbe ad accendere le micce di un candelotto esplosivo, ma col rischio di provocare il diretto coinvolgimento delle grandi potenze come Russia e Cina che contrastano il potere muscolare di Usa e Israele lasciando liberi di decidere e schierarsi i paesi arabi pronti a valutare un ravvicinamento a Israele prima che decidesse di non fermare i massacri di Gaza e l’assalto alle infrastrutture iraniane legate al petrolio. L’ex consigliere Steve Bannon, da sempre diffidente verso l’interventismo militare Usa, stava trasmettendo in diretta quando il presidente ha fatto l’annuncio e ha ribadito che "la stragrande maggioranza della popolazione americana non vuole essere coinvolta in nulla di tutto questo".
Quella che si era appena conclusa era stata una pessima settimana per Trump bloccato da diverse decisioni della magistratura sulla sua ossessione nel deportare immigrati clandestini considerati tutti criminali o trafficanti di essere umani. Le super bombe su Teheran gli stanno dando in queste ore nonostante le polemiche un forte peso negoziale. Tra pochi giorni si riunirà la Nato i dazi non sono risolti e Xi e Putin non staranno a guardare che uno dei loro più forti alleati accetti impotente al crollo di un regime.