Roma, 27 giugno 2025 – Sale la tensione a Strasburgo, tra S&D – il partito socialista europeo – e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Sotto accusa c’è una maggioranza che nasce in equilibrio tra centrosinistra e centrodestra, come avvenuto nella scorsa legislatura europea, ma poi nelle parole dei leader della sinistra, prima tra tutti la segretaria Pd Elly Schlein, inizia a pendere sempre più marcatamente verso il Ppe. Così i malumori, finora sottesi, ieri sono venuti a galla.

"C’è un problema che abbiamo in questo momento dentro al Parlamento europeo – sono le parole nette della dem italiana –, noi non siamo disposti ad accettare una politica dei due forni da parte del Partito popolare europeo e della presidente della Commissione Ursula von der Leyen. I nostri voti non possono essere dati per scontati. Abbiamo delle priorità, vogliamo dei segnali chiari, perché non è possibile accettare che qualcuno pensi che ci siano due diverse maggioranze a seconda dei propri bisogni. Non è così e su questo noi saremo netti e molto chiari”.
Il riferimento successivo è a un “segnale chiaro alla presidente della Commissione von der Leyen”: così non si può andare avanti. Nel frattempo, anche per dare un segnale, il Partito socialista europeo ieri si è compattato sul Medio Oriente approvando un testo in cui chiede “misure concrete per la sospensione degli accordi Ue-Israele”, denunciano “i crimini di guerra” a Gaza e la “risposta debole dell’Ue che ha minato la sua credibilità sulla scena globale”. È giunto il momento, è il sottotesto, di marcare differenze.
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Irene Tinagli, europarlamentare Pd, cosa sta succedendo nella maggioranza di Strasburgo? Elly Schlein ha messo in dubbio il sostegno del Pd?
"In realtà era già cominciato tutto a inizio della legislatura, ma pensavamo fossero solo manovre di assestamento. Oggi invece assistiamo ad una maggioranza che sulla carta è una, ma nella pratica viene fatta e disfatta ‘a la carte’ e che non dà alcun affidamento sulla realizzazione del programma per il quale von der Leyen è stata votata a luglio scorso. Quello che vediamo molto spesso è che i popolari fanno il doppio gioco, o il doppio forno per dirlo con Schlein. Vediamo che per provvedimenti che interessano a loro, ma sui quali la maggioranza europeista non gli va dietro, si creano una maggioranza alternativa andando a cercare voti tra i nazionalisti e tra i sovvenisti eccetera…".
A partire da tutti i temi green.
"Anche sui temi dell’immigrazione, della cooperazione internazionale, del bilancio, spesso il giochino delle alternanze finisce per snaturarne il senso politico degli atti che dobbiamo votare. Insomma, bisogna presidiare di continuo perché altrimenti si perde la direzione…".
Siamo arrivati a un tale punto di tensione che si parla di possibile voto di fiducia alla von der Leyen a luglio. È vero?
"La politica dei due forni potrebbe finire per bruciarla, perché alla lunga potrebbero saldarsi insoddisfazioni di varia natura. In Parlamento può capitare che su un provvedimento si formino maggioranze diverse, ma questo adesso è diventato più evidente anche in commissione, che ha l’iniziativa legislativa. È quello che è successo con il Green Claims (definizione dei criteri per la veridicità e delle informazioni delle aziende sui prodotti, ndr), che la Commissione ha annunciato di voler ritirare dopo che l’iter legislativo è compiuto al 90%, per dinamiche politiche che riguardano questioni interne ai governi conservatori che hanno fatto tutte le loro campagne elettorali contro il Green deal…".

Non è che la presidente cerca di evitare che su alcuni temi si creino fratture poi insanabili che potrebbero ripercuotersi sulla stabilità stessa della commissione?
"Vedo che ci sono molte tematiche su cui si sta andando in direzioni diverse da quelle concordate ad inizio legislatura. Per dire: la questione delle criptovalute. Nella scorsa legislatura era stato fatto un regolamento, molto restrittivo, per proteggere i risparmiatori e i cittadini. Ora si è sparsa la voce che la Commissione stia valutando di consentire alle criptovalute agganciate al dollaro di circolare liberamente in Europa senza percorso autorizzativo. Il che sarebbe un colpo tremendo all’euro, alla banca centrale europea…".
Esattamente quello che vuole Trump…
"Noi abbiamo ribadito fin dall’inizio la linea su autonomia strategica sull’economia così come sulla difesa, sul clima e l’ambiente. Ora si va in direzioni diverse per andare dietro a Trump e ai sovranisti. In questo modo l’Europa la indeboliamo noi, perché non c’è una direzione chiara. Vediamo, per esempio, sulla difesa, che non si parla più di difesa europea perché è arrivato Rutte, che chiama Trump ‘paparino’ e la questione della difesa diventa altro rispetto a quanto discusso prima. È un’umiliazione per l’Europa e nessuno ha detto niente tranne Sanchez. Ora, Ursula, che è muta e non prende posizione su nulla, avvalla pezzi di provvedimenti che casomai gli sono funzionali a negoziati con gli Stati Uniti piuttosto che con altri Stati. Io sono per il mantenimento dell’alleanza atlantica, ma questo va fatto con una voce forte, con un po’ di dignità e con un po’ di coerenza".
Schlein ha preso una posizione di rottura. Secondo lei può andare fino in fondo?
"Io non credo che questo sia uno strappo, credo che sia un monito più che uno strappo, che è giusto dare, ma questo dovrebbe essere un dibattito che dovrebbe avvenire anche dentro i popolari europei. Non credo che uno come Tusk possa essere contento di quello che sta accadendo, ma ora il punto è di sollevare i problemi e riaprire un dialogo con le forze europeiste su un terreno più trasparente. Dobbiamo riallacciare rapporti con i popolari e i liberali, ma anche Ursula ci deve mettere del suo, non può essere solo un esercizio parlamentare".