Roma, 27 maggio 2025 – La schiarita c’è e si vede. Le Borse hanno festeggiato con un netto rialzo la telefonata tra il presidente americano, Donald Trump, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Segnali importanti per due motivi. Prima di tutto perché, dopo le cannonate di venerdì scorso — con l’annuncio dei dazi al 50% sulle importazioni europee a partire da giugno — le lancette sono state riportate al 9 luglio: il tempo necessario per far ripartire un confronto che si preannuncia ad oltranza.
Il secondo motivo, non meno importante, è che gli Stati Uniti riconoscono l’Europa come interlocutore unico, lasciando cadere l’ipotesi di trattative bilaterali. Questo non significa, ovviamente, che non ci sia collegialità.

"Europa pronta ad avanzare nelle trattative”
Ieri, von der Leyen ha avuto colloqui telefonici con gran parte dei leader dell’Ue, compresa Giorgia Meloni. Anche se, almeno per il momento, Bruxelles continua a mostrarsi “fredda” rispetto al tavolo di trattative con Trump che l’Italia starebbe preparando per giugno.
“Non abbiamo notizie in merito”, fanno sapere da Bruxelles. In un post, invece, la presidente della Commissione Europea definisce “buona” la telefonata con Trump: “Ue e Usa condividono la relazione commerciale più importante e stretta al mondo. L’Europa è pronta ad avanzare nelle trattative in maniera veloce e decisa. Per raggiungere questo accordo, abbiamo tempo fino al 9 luglio”.
La portavoce dell’esecutivo comunitario, Paula Pinho, ha anche spiegato che entrambi i leader “hanno convenuto sull’accelerare i negoziati sui dazi” e concordano sul “rimanere in contatto”.
Macron “fiducioso”, prudente Tajani
Anche il presidente francese, Emmanuel Macron, si è detto “fiducioso” sul buon esito dei negoziati, mentre il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, non abbassa la guardia: “Dobbiamo prepararci a difendere i nostri interessi nel caso in cui non si riuscisse a raggiungere un accordo”. Dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è arrivato, invece, un invito alla prudenza: “Non bisogna mai farsi prendere dal panico, anche per rassicurare i mercati. Noi siamo in costante contatto con l’Ue. Chi dice ‘trattiamo da soli’ sbaglia di grosso”.
Bocche cucite sui dettagli delle trattative
Sui dettagli della trattativa in corso le bocche restano cucite. Il punto di partenza rimane quello dei dazi “zero-zero” sulle due sponde dell’Atlantico. Ma, più realisticamente, i negoziatori starebbero ragionando su tariffe attorno al 10%, più o meno lo stesso livello dell’accordo già raggiunto tra Usa e Regno Unito. Un livello che, secondo i primi calcoli, peserebbe sul nostro export tra i 6 e gli 8 miliardi di euro.
“È importante — ha affermato il commissario Ue all’Economia, Valdis Dombrovskis, riferendosi alla data del 9 luglio — che questa volta utilizziamo in modo efficiente tale scadenza e raggiungiamo una soluzione reciprocamente accettabile”.
Lagarde: "A rischio l'ordine economico mondiale”
Insomma, la macchina del confronto si è avviata. Nel frattempo, la presidente della Bce, Christine Lagarde, pur spiegando che l’offensiva dei dazi “potrebbe frammentare l’ordine economico mondiale”, non nasconde che il nuovo scenario economico potrebbe riservare sorprese positive per il Vecchio Continente. “Oggi, l’euro è la seconda valuta mondiale, rappresentando circa il 20% delle riserve valutarie, rispetto al 58% del dollaro statunitense. Accrescere il ruolo internazionale dell’euro consentirebbe ai governi e alle imprese dell’Ue di ottenere prestiti a costi inferiori, contribuendo a stimolare la nostra domanda interna in un momento in cui la domanda esterna sta diventando meno certa”.