Roma, 13 giugno 2025 - Dopo l'attacco israeliano a diversi siti nucleari in Iran, si torna a parlare più che mai del programma atomico della repubblica islamica. Finora Teheran non ha mai testato ufficialmente alcuna arma di distruzione di massa, ma secondo l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ci sono tracce di uranio in diverse località del Paese, il che indicherebbe la presenza di siti nucleari segreti. L'esercito israeliano ha dichiarato invece nei giorni scorsi che l'Iran avrebbe abbastanza uranio arricchito per produrre una quindicina di bombe atomiche. Ma a che punto è il programma nucleare degli ayatollah?

Le informazioni del 2018
Nel 2018, una squadra del Mossad - i servizi segreti israeliani - si è introdotta in un deposito di sicurezza iraniano, dove ha trafugato 50 mila pagine e 163 dischi contenenti informazioni, video e progetti sul programma nucleare del Paese. Secondo fonti israeliane, in questo modo Tel Aviv avrebbe appreso di progetti inerenti la produzione di armamenti atomici che Teheran aveva assicurato di aver interrotto nel 2003. Il regime si è difeso bollando il tutto come una bufala.
Le informazioni emerse hanno spinto Donald Trump a ritirare gli Stati Uniti dal Piano di azione congiunto, che prevedeva l'eliminazione, da parte dell'Iran, delle sue riserve di uranio a medio arricchimento, nonché di tagliare del 98% le riserve di uranio a basso arricchimento e di ridurre di due terzi le sue centrifughe a gas per tredici anni. Con il ritiro, Washington ha ricominciato a imporre sanzioni a Teheran. Come conseguenza, dal 2019 il Paese ha iniziato a violare le clausole dell'accordo, riprendendo tra le altre cose a arricchire l'uranio.
La ripresa del programma nucleare
Nel 2020, dopo l'eliminazione da parte degli Stati Uniti del comandante dei pasdaran Qasem Soleimani, l'Iran ha deciso di non rispettare più alcuna clausola del Piano di azione congiunto.
Nel luglio 2022, l'Aiea ha confermato che l'Iran ha intensificato le operazioni di arricchimento dell’uranio e ha dichiarato di non poter garantire che tali attività fossero destinate a scopi esclusivamente pacifici.
Nel 2023, la stessa agenzia ha annunciato di aver riscontrato nel Paese la presenza di uranio arricchito all'84%. Teheran si è difesa sostenendo che si fosse trattato di una "fluttuazione involontaria", pur avendo ammesso la produzione di uranio arricchito al 60%, comunque una violazione dell'accordo.
Gli ultimi sviluppi
Nel gennaio di quest'anno, come riportato dal Telegraph, è trapelata la produzione in Iran di missili balistici a lungo raggio alla base di modelli e tecnologie nordcoreane. A marzo, Trump ha invitato l'Iran a una serie di colloqui per trovare un accordo sulla produzione nucleare di Teheran, con l'altra parte che ha accettato il mese successivo.
Dopo una serie di incontri, il secondo dei quali tenutosi in Italia, i toni si sono scaldati, con il tycoon che ha esortato l'Iran ad accettare al più presto la proposta per evitare conseguenze negative, come riportato da Nbc News.
Il 31 maggio 2025, l'Aiea ha riferito che l'Iran ha aumentato drasticamente le sue scorte di uranio arricchito al 60% di purezza, una soglia appena inferiore al livello necessario per armi nucleari, superando i 408 chilogrammi: un incremento di quasi il 50% rispetto a febbraio. L’Agenzia ha avvertito che questa quantità sarebbe sufficiente per la produzione di più ordigni nucleari, qualora venisse ulteriormente arricchita. Ha inoltre sottolineato che l’Iran resta l’unico Paese non dotato ufficialmente di armi nucleari ad aver prodotto materiale di questo tipo, definendo la situazione "motivo di seria preoccupazione".
Nel giugno 2025, il Consiglio nazionale della resistenza iraniana ha dichiarato che Teheran sta portando avanti lo sviluppo di armi nucleari attraverso un nuovo programma denominato Piano Kavir. Il progetto coinvolge sei siti nella provincia di Semnan, impegnati nello sviluppo di testate e tecnologie correlate.
Ieri, per la prima volta da vent'anni, l'Aiea ha stabilito ufficialmente che l'Iran non sta ottemperando ai suoi obblighi nucleari. Come riportato da Euronews, diciannove paesi facenti parte del consiglio di amministrazione dell'agenzia hanno votato a favore della risoluzione, con undici astensioni, due non votanti e tre contrari: Russia, Cina e Burkina Faso.
Cosa potrebbe succedere
Impossibile prevedere cosa succederà dopo l'attacco israeliano alle basi nucleari iraniane. Non è escluso che Donald Trump prema ancora per trovare un accordo con Teheran: gli Stati Uniti hanno assicurato di non aver collaborato minimamente nei raid dello Stato ebraico. Lo scoglio da affrontare sarebbe comunque quello delle condizioni: difficile che Washington chieda meno della fine delle operazioni di arricchimento dell'uranio, ma è improbabile che gli ayatollah si spingano oltre la semplice limitazione dei già avvenuti progressi nucleari. Proprio il genere di accordo, quest'ultimo, dal quale Trump si ritirò nel 2018.