Venerdì 6 Giugno 2025
GABRIELE MORONI
Cronaca

Mistero Garlasco, l’impronta di Sempio è ‘vecchia’ o della scena del delitto? “Svolta con l’intelligenza artificiale”

Parla Franco Posa, criminologo e patologo forense: “A distanza di 18 anni le tecnologie ci permettono di fare nuove analisi”. Ma la scienza non basta: solo gli investigatori stabiliranno se la traccia sul muro è casuale o legata all’omicidio

Il criminologo Franco Posa commenta la svolta sull'impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio

Il criminologo Franco Posa commenta la svolta sull'impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio

Criminologo e patologo forense, Franco Posa è consulente di varie procure nazionali e attualmente assiste la famiglia di Simonetta Cesaroni per il delitto di via Poma, a Roma.

Dottor Posa, all’epoca il Ris di Parma ritenne che non fosse possibile esaminare l’impronta palmare classificata 33, oggi attribuita ad Andrea Sempio, perché “completamente priva di creste potenzialmente utili per gli accertamenti dattiloscopici”. Utilità nessuna. Anzitutto cosa s’intende per “creste”?

“Sono le minuzie, punti di identità unici per ogni individuo, rilievi cutanei presenti fin dalla nascita sulle dita, sui palmi delle mani e reperibili, con grande difficoltà, anche sulle piante dei piedi”.

A distanza di quasi diciotto anni, esistono nuove tecniche che permettono di leggere quell’impronta?

“Sì, il mio è un fermo ‘sì’. Possiamo lavorare e abbiamo tecniche molto recenti. È possibile anche l’applicazione di metodiche dell’intelligenza artificiale che consentono di operare in modo molto più rapido e più preciso. Ma abbiamo dei limiti”.

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La comparazione tra l'immagine ingrandita del palmo destro di Andrea Sempio e quella dell'impronta 33

Quali?

“La qualità della traccia: se è nitida, se è completa o è parziale, se è distorta. Entrano in gioco delle variabili che possono interferire negativamente. A questo aggiungo una considerazione. L’attività sulle impronte palmari è operatore-dipendente. Io individuo nell’impronta tre creste, un collega ne individua invece quattro. Si può dire che ogni operatore ha il suo metodo per individuare queste creste che, occorre dirlo, non sono mai così chiare e nette. Così come sarebbe necessario un protocollo scientifico per la valutazione delle creste”.

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Testata con il combur test la traccia fornì un esito definito dubbio, con il test più specifico Obti l’esito fu negativo: niente sangue.

“L’Obti è un test molto veloce, una sorta di screening iniziale. Stabilisce che esiste la presenza di sangue e che quindi si può procedere con altri esami. Il combur test è anche più generico”.

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L’impronta attribuita ad Andrea Sempio è sulla parete di destra della scala che portava al seminterrato, in fondo alla quale venne rinvenuto il corpo di Chiara Poggi.

“L’impronta palmare ha una superficie molto più estesa dell’impronta digitale. In più, in questo caso, c’è un soggetto con cui confrontare l’impronta. D’accordo. Ma il punto veramente importante è capire perché quella impronta è lì, in quell’ambiente, in quella posizione. È lì perché il soggetto era presente all’evento criminale, si trovava sulla scena del delitto? Oppure si è trattato di una banale contaminazione perché il soggetto ha toccato casualmente il muro, magari bilanciando tra la parete di destra e quella di sinistra mentre discendeva velocemente le scale. Questo non è compito dello scienziato. È compito dell’investigatore”.

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La consulenza ha evidenziato 15 punti di corrispondenza con il palmo della mano destra dell’indagato. Per il match non dovrebbero esserne necessari 16-17?

“La letteratura scientifica non definisce ancora il numero delle minuzie necessarie per il match. Credo che oggi, per arrivare a un risultato sicuro, occorra un’attività multidisciplinare di esperti che lavorino sull’impronta”.  

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