Giovedì 29 Maggio 2025
LUCA BOLOGNINI
Esteri

Trump, i dazi al 50% e l’assillo per l’Europa ’scroccona’: "Per Donald siamo un freno"

Villafranca (Ispi): “L’Unione deve negoziare fino all’ultimo, i dazi danneggiano di più l’America”

Villafranca (Ispi): l’Unione deve negoziare fino all’ultimo, i dazi danneggiano di più l’America

Villafranca (Ispi): l’Unione deve negoziare fino all’ultimo, i dazi danneggiano di più l’America

Roma, 24 maggio 2025 – "Se la Cina è il rivale sistemico, la Ue per Trump è un freno". Antonio Villafranca (foto), vicepresidente per la ricerca dell’Ispi, spiega così l’ossessione che il presidente Usa nutre nei confronti dell’Unione, definita dai suoi fedelissimi (nelle chat su Signal che sono trapelate nei mesi scorsi) come un covo "di scrocconi" e l’annuncio di voler imporre nuovi dazi al 50%.

Professore, quali sono le motivazioni dietro la minaccia di Trump di imporre nuovi dazi alla Ue?

"Credo che sia la stessa dinamica che il presidente ha adottato nei confronti della Cina. Nel momento in cui le negoziazioni non stanno andando come vorrebbe, spara in alto per cercare di fare pressione e ottenere un risultato migliore".

L’assillo per l’Europa ’scroccona’: "Per Donald siamo un freno"
Villafranca (Ispi): l’Unione deve negoziare fino all’ultimo, i dazi danneggiano di più l’America

Perché Trump sembra ossessionato dalla Ue?

"Il suo interesse è ottenere il maggior beneficio possibile dai negoziati. Il tycoon ha promesso ai suoi elettori ‘America First’: l’interesse americano sopra tutto, anche se in un’ottica di breve periodo. Ma c’è un problema".

Quale?

"Gli Usa rischiano una perdita di credibilità. Ci sono già diversi segnali: il dollaro che si è indebolito; il declassamento delle principali agenzie di rating del debito americano e il minor ‘appetito’ per i Treasury Bond, con il conseguente rialzo dei tassi. Tutto questo indica un declino della credibilità e può minare il ruolo del dollaro come moneta di riferimento a livello mondiale. I vantaggi commerciali nel breve periodo, se mai arriveranno, rischiano di essere persi nel medio e nel lungo".

Ma allora perché Trump agisce così?

"Tenta di colmare il buco di bilancio che lui stesso aggrava, confermando e ampliando i tagli alle tasse, cosa che in realtà potrebbe riuscirgli solo in piccola parte. E vuole dimostrare ai suoi elettori di essere in grado di ottenere subito qualcosa. È un presidente in perenne campagna elettorale".

E quindi attacca Bruxelles?

"Sì, per fare pressing. La Ue rappresenta un freno a quella che è la sua agenda politica ed economica. L’Unione viene attaccata in quanto istituzione. Anche perché in ambito commerciale Trump è legalmente costretto a negoziare con l’intera Ue, poiché le competenze del commercio estero sono state assegnate dai trattati in maniera esclusiva alla Ue".

Cosa dovrebbe fare la Ue in attesa del primo giugno, quando in teoria dovrebbero scattare i nuovi dazi?

"Negoziare. È inutile inseguire Trump nella sua retorica di minacce".

E se il primo giugno dovessero comunque scattare i dazi?

"Sarebbe una situazione grave anche per gli Usa. I dazi potrebbero costare oltre l’1% del Pil agli Usa e lo 0,7% alla Ue. Tra i Paesi più esposti ci sarebbe anche l’Italia, che comunque affronterebbe conseguenze meno gravi della Germania. È una prospettiva che speriamo venga evitata".

E se non accadesse?

"La Commissione ha già detto che prenderebbe di mira l’export americano, ma non in modo esattamente reciproco. I dazi colpiscono anche l’economia di chi li impone. Bisogna negoziare fino all’ultimo momento".

La Ue ha sempre detto che con gli Usa bisogna trattare uniti. Ci riusciremo?

"Spaccarsi sarebbe un errore e farebbe il gioco degli Usa. Si creerebbero dissapori enormi all’interno della Ue, in grado di minare la stessa Unione. I negoziati sono in corso, speriamo di arrivare al più presto a una soluzione".

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