
Un pensionato su 10 continua a lavorare anche dopo la pensione
Roma, 14 maggio 2025 – Quanti sono coloro che continuano a lavorare dopo la pensione, tra i cittadini con età compresa tra i 50 e i 74 anni? Quante sono le donne? A offrire una radiografia aggiornata su questa fascia di popolazione è il recente Report dell’Istat “Pensione e partecipazione al mercato del lavoro dei 50-74enni”.
Un pensionato su 10 ha lavorato ancora
Il 71,8% dei pensionati ha smesso di lavorare al momento della pensione e un ulteriore 17,4% non lavorava già da prima. La quota di coloro che dichiarano di aver lavorato nei primi sei mesi successivi al momento del ricevimento della pensione è pari al 9,4% (il 6,6% ha continuato a svolgere lo stesso lavoro che aveva prima di percepire la pensione), mentre ammonta all’1,4% quella di chi ha svolto almeno un lavoro, ma solamente dopo i primi 6 mesi di pensionamento. In sintesi, il 10,8% dei pensionati tra 50 e 74 anni dichiara di aver lavorato anche dopo aver iniziato a percepire una pensione (712mila individui).
Lavoro per soddisfazione personale
Tra i pensionati che hanno continuato a lavorare subito dopo aver ricevuto la pensione (9,4% dei pensionati), più della metà (51,7%) dichiara di averlo fatto principalmente per soddisfazione personale e per continuare a essere produttivo nella società in cui vive: la quota è superiore rispetto a quella osservata a livello europeo (36,3%) e raggiunge i due terzi tra i laureati. Il 29,7% indica come principale la motivazione di natura economica (la quota non si discosta dalla media europea), che risulta la più frequente tra gli stranieri e tra coloro la cui pensione non proviene da una pregressa attività lavorativa. Infine, residuali sono le altre motivazioni, tra le quali quelle di natura relazionale (4,3%) e quelle relative alla maggiore disponibilità di reddito, anche se non necessario (6,0%), meno frequenti rispetto alla media europea (11,2% e 9,1% rispettivamente). Tra le persone tra 50 e 74 anni che hanno smesso di lavorare nei primi sei mesi dopo aver ricevuto la pensione, la maggior parte (82,4%) lo ha fatto semplicemente perché ha avuto la possibilità di andare in pensione, avendo raggiunto i requisiti contributivi e legali per farlo. La quota risulta superiore rispetto alla media europea (76,8%). Tra le restanti motivazioni vi sono il raggiungimento dell’età massima di pensionamento (6,8%), i motivi di salute (4,0%), le condizioni economiche vantaggiose per lasciare il lavoro (2,9%) e le responsabilità di cura o altri motivi familiari (1,5%). Il raggiungimento dei requisiti minimi per la pensione caratterizza maggiormente le regioni del Nord, gli uomini e gli individui tra 50 e 64 anni, con valori superiori all’83%. Diversamente, il raggiungimento dell’età massima di pensionamento contraddistingue i laureati (11,8%) e i residenti nel Mezzogiorno (9,4%), dove più diffuse sono anche le motivazioni legate a problemi di disabilità o salute. Infine, le responsabilità di cura o altri motivi familiari caratterizzano più le donne, soprattutto se sono monogenitore.
Pensionati al lavoro nel Nord est e tra i laureati
La presenza nel mercato del lavoro dei pensionati contraddistingue le generazioni più giovani: la quota di pensionati che hanno continuato o ripreso a lavorare va dal 10% nella fascia di età 70-74 anni al 18,6% tra 50 e 59 anni. È più elevata nel Centro-nord, le aree geografiche con i più alti tassi di occupazione e l’età media dei pensionati più bassa, superando il 15% nel Nord-est. Invece, nel Mezzogiorno, dove un quarto dei pensionati non lavorava già prima del pensionamento, appena il 5,3% dei pensionati ha svolto un’attività lavorativa successivamente al ricevimento della pensione. Il lavoro post-pensione è più diffuso tra i pensionati (14,8%) rispetto alle pensionate (6,0%). Tra le donne, il 26,8% non lavorava già prima di ricevere la pensione e un terzo di queste non ha mai lavorato; la percentuale scende al 9,7% tra gli uomini. La quota dei pensionati che ha continuato a lavorare aumenta al crescere del livello di istruzione: si passa dal 7,2% tra i meno istruiti a circa l’11% tra coloro che hanno la licenza media inferiore o il diploma superiore, fino al 16,7% tra i laureati; allo stesso tempo è minore la quota dei pensionati laureati che non lavoravano già prima di ricevere la pensione (5,9% contro 33,3% dei meno istruiti). Infine, il lavoro dopo la pensione caratterizza prevalentemente i pensionati con cittadinanza straniera (14,7% rispetto a 10,8% degli italiani).