
Bab as-Salam, la ‘Porta della Pace’, così come in arabo viene definito da secoli lo stretto di Hormuz, potrebbe diventare...
Bab as-Salam, la ‘Porta della Pace’, così come in arabo viene definito da secoli lo stretto di Hormuz, potrebbe diventare la porta per una guerra regionale allargata con implicazioni globali, non solo sul piano energetico. Posto all’ingresso meridionale del Golfo Persico, lo stretto di Hormuz si trova su una penisola in territorio dell’Oman affacciata sul tratto di mare diviso in acque territoriali iraniane e omanite. Per questa strozzatura passa un quarto del traffico globale di petrolio e un terzo di quello di gas naturale. I Paesi arabi più interessati sono Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (che però hanno trovato delle alternative parziali al commercio marittimo) e Qatar, principale esportatore di gas quasi del tutto dipendente dallo stretto.
Anche per l’Iran Hormuz è un passaggio fondamentale. Negli ultimi 46 anni, da quando nel 1979 è cambiato il potere, in venti casi l’Iran ha minacciato di chiudere lo stretto, a partire dai turbolenti anni della guerra contro l’Iraq. L’Iran non ha esitato a prendere di mira, direttamente e tramite i suoi alleati in Iraq e Yemen, interessi petroliferi occidentali negli Emirati e a largo delle coste di Abu Dhabi. Proprio sulla scorta di queste continue minacce, da anni Riad e Abu Dhabi hanno in parte dirottato il traffico di greggio via terra. Il Qatar non ha infrastrutture alternative ma da giorni ha messo in allerta le sue navi, chiedendo di ridurre i tempi di transito e di carico. Oltre agli Usa, a risentire della chiusura dello stretto sarebbe la Cina.