Washington, 8 giugno 2025 – Uno scontro fra due personalità troppo forti per poter convivere. Dei modi diversi di vedere l’amministrazione che hanno portato a uno strappo impossibile da ricomporre al di là delle apparenze. Andrew Spannaus, giornalista e analista di politica americano, autore del libro ‘Rivincita: l’enigma americano spiegato agli europei’ (Solferino), ha spiegato perché Donald Trump ed Elon Musk erano destinati a non andare d’accordo e come i piani politici di Musk siano troppo ambiziosi.
E poco conta, ora che il signor Tesla stia tentando una retromarcia, cancellando fra l’altro da X il post più pesante nei confronti di Trump, fra i tanti diffusi nei giorni scorsi, quello in cui lo accusava – senza prove – di essere nei documenti del caso Epstein, il finanziare pedofilo.

Andrew Spannaus, lo scontro fra Trump e Musk è davvero epocale. Che lettura dà di questo fatto?
“Era chiaro che i due personaggi, ognuno con una grande stima di sé, avrebbero potuto scontrarsi. Ma non è solo una questione di personalità. Devo dire che ho sempre trovato strano il loro matrimonio. Musk non è un populista, non concorda con i due aspetti dell’approccio economico di Trump, fatto di protezionismo e di stimolo per l’economia. È molto più radicale. Vuole tagliare brutalmente la spesa pubblica ed è sicuramente a favore del commercio internazionale. Anche per i propri interessi che sono molto significativi, per esempio in Cina”.
I toni sono molto forti, ma c’è una possibilità di ricucire?
“Non mi sorprenderei se tornassero a utilizzare parole più morbide. Ma penso che una divisione concettuale e sostanziale ci fosse già da prima e quindi forse, a livello superficiale e con funzione ‘cosmetica’, cercheranno di ridurre il danno all’immagine pubblica. Ma non significa che torneranno ad andare d’accordo”.

Musk ha detto che vuole fondare un nuovo partito, ha annunciato che vorrebbe chiamarlo ‘America Party’. Quante possibilità di successo ha?
“Non va da nessuna parte. Certamente la base del movimento Maga (Make America Great again, ndr) rimane con Trump, anche se non rappresenta nemmeno lontanamente la maggioranza del Paese. Si dovrebbe cercare i voti altrove e, a causa del suo modo di fare, il suo appeal è diminuito molto nel corso degli ultimi mesi. Lo si vede anche dagli effetti sulle sue aziende. Quindi non penso lo si debba prendere troppo sul serio. Potrebbe trovare consensi fra gli iper conservatori che sono a favore dei pesanti tagli sul bilancio e presentare questo piano agli elettori. Ma sarebbe il suicidio”.
Chi ha più da perdere in questo scontro?
“Entrambi. Musk può utilizzare X, la sua piattaforma social, per attaccare il presidente. Con tutto quello che ne consegue a livello di influenza pubblica. Così non finisce nel dimenticatoio. Ma a livello politico e di convergenza di voti sarebbe irrilevante. Trump può danneggiare Musk, ma anche qui non è né facile, né consigliabile. Ha grandi contratti con lo Stato americano e fa cose essenziali, Space X è dominante in termini di trasporto verso lo spazio. Tagliare qualcosa sarebbe anche un grande danno per entrambi. Quindi le minacce di Trump mi paiono poco applicabili”.
Si può dire che per Musk salire sul treno di Trump è stato più un danno che altro?
“A livello economico sicuramente. Oltre a un forte calo nelle vendite di Tesla, c’è anche un malumore fra gli investitori. Politicamente è un personaggio molto attenzionato. Questo è un vantaggio, ha una voce politica che prima non aveva. Ma non necessariamente lo aiuterà nel lungo termine”.